Dar es-Salaam, 19 dic. 2011 - L'Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo industriale (Unido) ha finanziato la costruzione di una centrale a biogas da 300 kilowatt nella regione di Tanga, localita' della costa settentrionale della Tanzania. L'impianto utilizza i residui delle industrie agroalimentari della zona. In un incontro con i giornalisti convocati per una visita alla centrale, il direttore della centrale, Gilead Kissaka, ha spiegato che il know-how utilizzato e' "frutto di ricerche condotte in loco da tecnici tanzaniani" e "solo dopo aver verificato l'efficacia del nostro sistema l'Unido ha deciso di concedere il finanziamento per la realizzazione dell'impianto". Non e' stata precisata l'entita' dei fondi erogati dall'organismo Onu. Kissaka ha aggiunto che l'impianto "funziona perfettamente" e che e' allo studio il progetto di vendere all'Ente elettrico tanzaniano (Tanesco) una parte dell'energia prodotta.
Fonte
Biogas
Impianti biogas da 100kw
martedì 20 dicembre 2011
mercoledì 31 agosto 2011
A Brembio la centrale a biogas più grande d’Italia
Fino a 2 megawatt di energia bio (elettrica e termica) prodotta a partire da scarti di mais, frumento, segale e sorgo, nonché dai reflui animali di suini. L’energia termica utilizzata per scaldare pomodori in serra
Generare energia elettrica e termica da biomasse e da reflui animali. A Brembio, nel lodigiano, il nuovo impianto a biogas fa proprio questo. Un impianto all’avanguardia, quello appena inaugurato dalla BremBio Energia srl, capace di generare fino a 2 megawatt di energia, tra elettrica e termica, a partire da scarti di mais, frumento, segale e sorgo (fino a 14mila tonnellate di trinciato vegetale l’anno), nonché dai reflui animali di suini (circa 6 o 7mila) e bovini (300). Nei 60mila metri quadrati totali sui quali sorge l’impianto (il più grande d’Italia) ben 14 mila sono occupati da serre destinate alla produzione di pomodori. Serre capaci di produrre fino a 500 tonnellate di pomodori da insalata all’anno utilizzando esclusivamente l’energia prodotta dall’impianto.
Il funzionamento della centrale:
sabato 13 agosto 2011
Ungheria: nuova centrale a biogas
Il Sole 24 Ore Radiocor) - Budapes, 06 giu - La societa' olandese Kurstjens Bv ha appena completato la costruzione di una centrale elettrica a biogas a Varda, nel sudest dell'Ungheria. L'impianto che ha comportato un investimento di 2,5 miliardi di fiorini utilizzera' per produrre il biogas residui di lavorazione del legno e scarti agricoli. L'energia elettrica prodotta sara' utilizzata per il riscaldamento di oltre sei ettari di serre per la coltivazione di ortofrutta.
Fonte
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venerdì 27 maggio 2011
Umbria approva regolamento gestione impianti produzione biogas
Energia pulita dall'utilizzo di biomasse ed effluenti di allevamento: un'opportunità di sviluppo per le imprese agricole umbre che intendano investire nella "green economy" attraverso la realizzazione e la gestione di impianti per la produzione di biogas. La Giunta regionale dell'Umbria ha inteso incentivarle e sostenerle, fissando un quadro chiaro di riferimento in cui potranno operare, nel massimo rispetto dell'ambiente. A fissare requisiti, modalità, attività di vigilanza e controllo, garanzie della copertura dei costi al momento della dismissione è il regolamento sulla gestione degli impianti per il trattamento degli effluenti di allevamento e delle biomasse per la produzione di biogas e l'utilizzazione agronomica del digestato, che è stato approvato dalla Giunta regionale, su proposta dell'Assessore all'Ambiente. "Alla base dell'atto - sottolinea l'Assessore regionale - c'è l'esigenza di una normativa, più volte sollecitata dagli operatori del comparto agricolo, che definisse in termini chiari tutte le fasi operative di un impianto di digestione anaerobica per la produzione di biogas, stabilendo i materiali in ingresso, provenienti esclusivamente da attività agricole (sia che si tratti di reflui zootecnici, sia di biomasse), e il successivo utilizzo agronomico del digestato. Con il regolamento la Giunta Regionale ha inoltre inteso favorire la valorizzazione economica delle produzioni agricole tenendo conto, allo stesso tempo, del massimo rispetto di tutti gli aspetti ambientali, al fine di garantire un uso consapevole del territorio. Inoltre, in coerenza con il percorso di riforme avviato dalla Giunta regionale, vengono abbreviate le procedure burocratiche attuando il principio della semplificazione amministrativa".
La nuova disciplina regionale, in venti articoli, stabilisce i requisiti necessari per le attività e la gestione degli impianti di digestione anaerobica, aziendali ed interaziendali che trattano effluenti di allevamento e/o biomasse per la produzione di energia elettrica e termica da biogas con una potenza elettrica fino ad 1 MW; nonché le modalità per l'utilizzazione agronomica del digestato derivante dalla digestione anaerobica.
Per garantire certezza amministrativa e comprensione univoca dei contenuti del regolamento, l'art. 2 riporta le definizioni utili per la sua attuazione ed, in particolare, viene dedicato un apposito articolo (art. 3) per definire le caratteristiche che il digestato prodotto dagli impianti deve avere per poter essere utilizzato agronomicamente, come fertilizzante organico. Con le stesse finalità sono stati definiti gli effluenti di allevamento ed assimilati (art. 4) e le biomasse (art. 5) utilizzabili negli impianti.
La proprietà degli impianti, la produzione degli effluenti di allevamento e delle biomasse che alimentano l'impianto e l'utilizzazione agronomica del digestato prodotto (artt. 6 e 7), deve fare riferimento alla sola impresa agricola o a una associazione di più imprese o di cooperative agricole; inoltre è previsto l'obbligo da parte dell'impresa o delle imprese di utilizzare ai fini agronomici il digestato prodotto nei terreni di cui abbiano la disponibilità e che tali requisiti devono essere conservati per tutto il ciclo di vita dell'impianto.
All'impresa, oltre alla documentazione prevista dalla normativa nazionale, basterà una semplice dichiarazione per comprovare i requisiti necessari per l'esercizio degli impianti gli impianti (art.8); lo stesso articolo prevede le operazioni di dismissione dell'impianto al termine del ciclo di vita e il ripristino ambientale dell'area in modo da tutelare il territorio, attraverso le garanzie finanziarie stabilite all'art. 12.
I materiali da trattare non devono provenire da più di trenta chilometri dall'impianto e la stessa distanza deve essere rispettata per il trasporto del digestato dall'impianto ai terreni dell'azienda (art.9). Con gli articoli 10 e 11 si regola la gestione e l'utilizzazione agronomica del digestato e i possibili ulteriori trattamenti, facendo riferimento alle misure del Piano di tutela delle acque per quanto concerne le aree critiche.
Il regolamento stabilisce, all'art.13, come conservare la documentazione e come metterla a disposizione dell'autorità di controllo; inoltre all'art. 14 individua le attività di vigilanza e di controllo e le modalità con cui verificare i "PUA" (Piani di utilizzazione agronomica), che le imprese agricole singole o associate sono tenute a predisporre. Le violazioni al regolamento comportano sanzioni amministrative (art.15) che variano da 600 a 6mila euro. Fra le disposizioni transitorie e finali (artt.16-20), si stabilisce che gli impianti per la produzione di energia elettrica da biogas in esercizio all'entrata in vigore del regolamento, devono adeguarsi entro un anno.
Il regolamento, in attuazione della legge regionale n.25 del 2009 "Norme attuative in materia di salvaguardia delle risorse idriche e Piano regionale di tutela delle acque", è stato approvato al termine di un'ampia fase di partecipazione in cui sono state esaminate anche le valutazioni dei Ministeri dell'Ambiente e delle Politiche agricole, e dopo l'esame da parte della II Commissione consiliare permanente.
domenica 1 maggio 2011
“GREEN ECONOMY”: G.R. UMBRIA APPROVA REGOLAMENTO GESTIONE IMPIANTI PRODUZIONE BIOGAS
Perugia - Energia pulita dall’utilizzo di biomasse ed effluenti di allevamento: un’opportunità di sviluppo per le imprese agricole umbre che intendano investire nella “green economy” attraverso la realizzazione e la gestione di impianti per la produzione di biogas. La Giunta regionale dell’Umbria ha inteso incentivarle e sostenerle,
fissando un quadro chiaro di riferimento in cui potranno operare, nel massimo rispetto dell’ambiente. A fissare requisiti, modalità, attività di vigilanza e controllo, garanzie della copertura dei costi al momento della dismissione è il regolamento sulla gestione degli impianti per il trattamento degli effluenti di allevamento e delle biomasse per la produzione di biogas e l’utilizzazione agronomica del digestato, che è stato approvato dalla Giunta regionale, su proposta dell’Assessore all’Ambiente.
“Alla base dell’atto – sottolinea l’Assessore regionale - c’è l’esigenza di una normativa, più volte sollecitata dagli operatori del comparto agricolo, che definisse in termini chiari tutte le fasi operative di un impianto di digestione anaerobica per la produzione di biogas, stabilendo i materiali in ingresso, provenienti esclusivamente da attività agricole (sia che si tratti di reflui zootecnici, sia di biomasse), e il successivo utilizzo agronomico del digestato.
Con il regolamento la Giunta Regionale ha inoltre inteso favorire la valorizzazione economica delle produzioni agricole tenendo conto, allo stesso tempo, del massimo rispetto di tutti gli aspetti ambientali, al fine di garantire un uso consapevole del territorio. Inoltre, in coerenza con il percorso di riforme avviato dalla Giunta regionale, vengono abbreviate le procedure burocratiche attuando il principio della semplificazione amministrativa”.
La nuova disciplina regionale, in venti articoli, stabilisce i requisiti necessari per le attività e la gestione degli impianti di digestione anaerobica, aziendali ed interaziendali che trattano effluenti di allevamento e/o biomasse per la produzione di energia elettrica e termica da biogas con una potenza elettrica fino ad 1 MW; nonché le modalità per l’utilizzazione agronomica del digestato derivante dalla digestione anaerobica.
Per garantire certezza amministrativa e comprensione univoca dei contenuti del regolamento, l’art. 2 riporta le definizioni utili per la sua attuazione ed, in particolare, viene dedicato un apposito articolo (art. 3) per definire le caratteristiche che il digestato prodotto dagli impianti deve avere per poter essere utilizzato agronomicamente, come fertilizzante organico. Con le stesse finalità sono stati definiti gli effluenti di allevamento ed assimilati (art. 4) e le biomasse (art. 5) utilizzabili negli impianti.
La proprietà degli impianti, la produzione degli effluenti di allevamento e delle biomasse che alimentano l’impianto e l’utilizzazione agronomica del digestato prodotto (artt. 6 e 7), deve fare riferimento alla sola impresa agricola o a una associazione di più imprese o di cooperative agricole; inoltre è previsto l’obbligo da parte dell’impresa o delle imprese di utilizzare ai fini agronomici il digestato prodotto nei terreni di cui abbiano la disponibilità e che tali requisiti devono essere conservati per tutto il ciclo di vita dell’impianto.
All’impresa, oltre alla documentazione prevista dalla normativa nazionale, basterà una semplice dichiarazione per comprovare i requisiti necessari per l’esercizio degli impianti gli impianti (art.8); lo stesso articolo prevede le operazioni di dismissione dell’impianto al termine del ciclo di vita e il ripristino ambientale dell’area in modo da tutelare il territorio, attraverso le garanzie finanziarie stabilite all’art. 12.
I materiali da trattare non devono provenire da più di trenta chilometri dall’impianto e la stessa distanza deve essere rispettata per il trasporto del digestato dall’impianto ai terreni dell’azienda (art.9). Con gli articoli 10 e 11 si regola la gestione e l’utilizzazione agronomica del digestato e i possibili ulteriori trattamenti, facendo riferimento alle misure del Piano di tutela delle acque per quanto concerne le aree critiche.
Il regolamento stabilisce, all’art.13, come conservare la documentazione e come metterla a disposizione dell’autorità di controllo; inoltre all’art. 14 individua le attività di vigilanza e di controllo e le modalità con cui verificare i “PUA” (Piani di utilizzazione agronomica), che le imprese agricole singole o associate sono tenute a predisporre. Le violazioni al regolamento comportano sanzioni amministrative (art.15) che variano da 600 a 6mila euro.
Fra le disposizioni transitorie e finali (artt.16-20), si stabilisce che gli impianti per la produzione di energia elettrica da biogas in esercizio all’entrata in vigore del regolamento, devono adeguarsi entro un anno.
Il regolamento, in attuazione della legge regionale n.25 del 2009 “Norme attuative in materia di salvaguardia delle risorse idriche e Piano regionale di tutela delle acque”, è stato approvato al termine di un’ampia fase di partecipazione in cui sono state esaminate anche le valutazioni dei Ministeri dell’Ambiente e delle Politiche agricole, e dopo l’esame da parte della II Commissione consiliare permanente.
giovedì 14 aprile 2011
Bioenergy Expo: il biometano la nuova frontiera delle rinnovabili; un grande potenziale di energia e ambiente
Verso Bioenergy Expo (4-6 maggio). L’analisi del direttore del Consorzio italiano biogas. Parla Viller Boicelli, in vista degli incontri di Veronafiere sul biogas in Italia e in Europa (5 maggio, padiglione 1). «I 1.200 Megawatt che avrebbero dovuto costituire il traguardo al 2020 per le energie derivate dal biogas sono un obiettivo minimale pensando alle potenzialità del biogas».
In Italia siamo ancora molto lontani da questi obiettivi, oggi poco meno di 300 impianti sono funzionanti con effluenti zootecnici e colture energetiche, ma le potenzialità di matrici organiche quali liquami, sottoprodotti e colture dedicate permettono di ipotizzare una rapida crescita del settore.
«Soltanto fino a un anno fa uno sviluppo del biogas di questo tenore non sarebbe stato ipotizzabile. Invece, gli obiettivi del Pan, il Piano di azione nazionale sulle energie rinnovabili, oggi non sono più un miraggio. I 1.200 Megawatt che avrebbero dovuto costituire il traguardo al 2020 per le energie derivate dal biogas sono un obiettivo minimale che potrebbe e dovrebbe essere superato».
Così prevede il direttore del CIB-Consorzio Italiano Biogas e Gassificazione, Viller Boicelli, alla vigilia di Bioenergy Expo, in programma a Veronafiere dal 4 al 6 maggio prossimi, in concomitanza con Solarexpo. E proprio nel corso di Bioenergy Expo il CIB Consorzio Italiano Biogas e Gassificazione presenterà un'analisi dello stato dell'arte e lo sviluppo futuro in Italia degli impianti (giovedì 5 maggio, ore 16-17,15 nell'area Forum del padiglione 1), mentre a seguire verrà illustrata una proiezione europea, a cura dell'European Biogas Association (EBA), di cui è consigliere il presidente del CIB Consorzio Italiano Biogas e Gassificazione, Piero Gattoni.
Le nuove sfide del biogas in Italia saranno connesse al futuro della tariffa omnicomprensiva. Fino al 31 dicembre 2012 sarà pari a 0,28 euro per kilowattora di energia elettrica prodotta dal biogas. Per il 2013 e gli anni successivi non è ancora stato stabilito alcun parametro. «Le prospettive di crescita degli impianti di biogas in Italia saranno collegati alla stabilità della politica incentivante che riteniamo debba premiare le realtà fortemente connesse al settore agricolo- prosegue Viller Boicelli -. Ci auguriamo che il Governo mantenga l'impegno non soltanto in chiave di sostegno allo sviluppo di fonti energetiche alternative, ma che porti avanti una politica di crescita per nuove soluzioni tecnologiche, come quella relativa alla cogenerazione e al biometano».
L'innovazione sarà una delle chiavi di un «Green deal» quanto mai sostenuto nel suo incedere. All'interno delle fonti di energia rinnovabile il biogas presenta diversi vantaggi tra cui una maggiore efficienza nel ciclo del carbonio, un miglioramento dell'impatto ambientale degli allevamenti zootecnici, la creazione di nuovi posti di lavoro lungo tutto il periodo di vita dell'impianto.
Le biomasse e il biogas saranno determinanti per raggiungere gli obiettivi vincolanti della direttiva comunitaria 2009/28, che impone per il 2020 che il 20 per cento dei consumi energetici dell'Ue provenga da fonti rinnovabili (il 17 per cento in Italia).
Il mondo agricolo è pronto a dare il proprio contributo. «Per il futuro puntiamo a sviluppare una filiera integrata derivante dal biogas, che riguarda appunto il biometano - puntualizza Boicelli - per il quale il Crpa di Reggio Emilia, partner del Consorzio Italiano Biogas e Gassificazione, ritiene vi siano potenzialità di sviluppo per 6,5 miliardi di metri cubi all'anno. Cifra che, tradotta in chiave energetica, significa 2.700 Megawatt elettrici».
Il biometano, aspetto da non sottovalutare, potrebbe essere impiegato come carburante per autotrazione.
fonte
In Italia siamo ancora molto lontani da questi obiettivi, oggi poco meno di 300 impianti sono funzionanti con effluenti zootecnici e colture energetiche, ma le potenzialità di matrici organiche quali liquami, sottoprodotti e colture dedicate permettono di ipotizzare una rapida crescita del settore.
«Soltanto fino a un anno fa uno sviluppo del biogas di questo tenore non sarebbe stato ipotizzabile. Invece, gli obiettivi del Pan, il Piano di azione nazionale sulle energie rinnovabili, oggi non sono più un miraggio. I 1.200 Megawatt che avrebbero dovuto costituire il traguardo al 2020 per le energie derivate dal biogas sono un obiettivo minimale che potrebbe e dovrebbe essere superato».
Così prevede il direttore del CIB-Consorzio Italiano Biogas e Gassificazione, Viller Boicelli, alla vigilia di Bioenergy Expo, in programma a Veronafiere dal 4 al 6 maggio prossimi, in concomitanza con Solarexpo. E proprio nel corso di Bioenergy Expo il CIB Consorzio Italiano Biogas e Gassificazione presenterà un'analisi dello stato dell'arte e lo sviluppo futuro in Italia degli impianti (giovedì 5 maggio, ore 16-17,15 nell'area Forum del padiglione 1), mentre a seguire verrà illustrata una proiezione europea, a cura dell'European Biogas Association (EBA), di cui è consigliere il presidente del CIB Consorzio Italiano Biogas e Gassificazione, Piero Gattoni.
Le nuove sfide del biogas in Italia saranno connesse al futuro della tariffa omnicomprensiva. Fino al 31 dicembre 2012 sarà pari a 0,28 euro per kilowattora di energia elettrica prodotta dal biogas. Per il 2013 e gli anni successivi non è ancora stato stabilito alcun parametro. «Le prospettive di crescita degli impianti di biogas in Italia saranno collegati alla stabilità della politica incentivante che riteniamo debba premiare le realtà fortemente connesse al settore agricolo- prosegue Viller Boicelli -. Ci auguriamo che il Governo mantenga l'impegno non soltanto in chiave di sostegno allo sviluppo di fonti energetiche alternative, ma che porti avanti una politica di crescita per nuove soluzioni tecnologiche, come quella relativa alla cogenerazione e al biometano».
L'innovazione sarà una delle chiavi di un «Green deal» quanto mai sostenuto nel suo incedere. All'interno delle fonti di energia rinnovabile il biogas presenta diversi vantaggi tra cui una maggiore efficienza nel ciclo del carbonio, un miglioramento dell'impatto ambientale degli allevamenti zootecnici, la creazione di nuovi posti di lavoro lungo tutto il periodo di vita dell'impianto.
Le biomasse e il biogas saranno determinanti per raggiungere gli obiettivi vincolanti della direttiva comunitaria 2009/28, che impone per il 2020 che il 20 per cento dei consumi energetici dell'Ue provenga da fonti rinnovabili (il 17 per cento in Italia).
Il mondo agricolo è pronto a dare il proprio contributo. «Per il futuro puntiamo a sviluppare una filiera integrata derivante dal biogas, che riguarda appunto il biometano - puntualizza Boicelli - per il quale il Crpa di Reggio Emilia, partner del Consorzio Italiano Biogas e Gassificazione, ritiene vi siano potenzialità di sviluppo per 6,5 miliardi di metri cubi all'anno. Cifra che, tradotta in chiave energetica, significa 2.700 Megawatt elettrici».
Il biometano, aspetto da non sottovalutare, potrebbe essere impiegato come carburante per autotrazione.
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martedì 1 febbraio 2011
9 milioni di € di incentivi in Emilia Romagna per biogas e fotovoltaico
Sei azioni – dall’informazione all’assistenza tecnica; dai contributi in conto capitale ai crediti agevolati delle banche, allo snellimento delle procedure di autorizzazione e di allacciamento- per sostenere la produzione di energia verde in agricoltura. Si può sintetizzare così il Piano regionale per lo sviluppo delle agroenergie che punta a cambiare radicalmente il volto delle campagne emiliane in soli quattro anni. Due gli obiettivi ‘chiave’ attorno a cui ruotano tutte le iniziative previste: incrementare di 100 MW la produzione di biogas da reflui zootecnici e scarti delle coltivazioni e di 400 MW la produzione di energia attraverso il fotovoltaico. Questo partendo da un produzione di biogas e fotovoltaico agricolo che oggi ammonta a circa 33 MW.
Il Piano prevede innanzitutto un programma di incontri tecnici in tutte le province, rivolti espressamente agli imprenditori agricoli. Verrà a breve attivato anche uno sportello informativo online, ma intanto si potranno richiedere le prime informazioni di base al numero verde 800662200 o scrivendo all’e-mail urp@regione.emilia-romagna.it. In programma anche servizi di formazione tecnica e consulenza professionale acquistabili a condizioni di particolare favore tramite voucher, utilizzando il 'Catalogo verde' regionale, consultabile sul sito:www.ermesagricoltura.it.
Nel menù la regione ha inserito anche la semplificazione e la velocizzazione degli adempimenti burocratici attraverso procedure omogenee su tutto il territorio regionale e un programma di seminari informativi con i tecnici comunali e provinciali che devono autorizzare la realizzazione degli impianti. Procedure più veloci sono previste anche per gli allacciamenti dei nuovi impianti alla rete nazionale. A tale scopo la Regione sta procedendo in questi giorni a un’intesa con Enel e i principali distributori operanti in Emilia-Romagna.
Dulcis in fundo: con il Piano nel 2011 sono in arrivo risorse pari a 9 milioni di euro. Verranno erogate...
fonte
Il Piano prevede innanzitutto un programma di incontri tecnici in tutte le province, rivolti espressamente agli imprenditori agricoli. Verrà a breve attivato anche uno sportello informativo online, ma intanto si potranno richiedere le prime informazioni di base al numero verde 800662200 o scrivendo all’e-mail urp@regione.emilia-romagna.it. In programma anche servizi di formazione tecnica e consulenza professionale acquistabili a condizioni di particolare favore tramite voucher, utilizzando il 'Catalogo verde' regionale, consultabile sul sito:www.ermesagricoltura.it.
Nel menù la regione ha inserito anche la semplificazione e la velocizzazione degli adempimenti burocratici attraverso procedure omogenee su tutto il territorio regionale e un programma di seminari informativi con i tecnici comunali e provinciali che devono autorizzare la realizzazione degli impianti. Procedure più veloci sono previste anche per gli allacciamenti dei nuovi impianti alla rete nazionale. A tale scopo la Regione sta procedendo in questi giorni a un’intesa con Enel e i principali distributori operanti in Emilia-Romagna.
Dulcis in fundo: con il Piano nel 2011 sono in arrivo risorse pari a 9 milioni di euro. Verranno erogate...
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